Conferenze egittologiche dell’ACME a Torino

Gennaio 31, 2007 in Attualità da Marcella Trapani

Dal mese di gennaio al Centro Congressi dell’Unione Industriale il consueto ciclo di conferenze egittologiche organizzato dall’ACME (Associazione Amici Collaboratori del Museo Egizio di Torino).

Karnak

  • A partire dal mese di gennaio ha avuto inizio al Centro Congressi dell’Unione Industriale il consueto ciclo annuale di conferenze organizzato dall’ACME (Associazione Amici Collaboratori del Museo Egizio di Torino).

  • Gli argomenti degli incontri sono squisitamente egittologici e vedono come relatori studiosi italiani e stranieri: nel primo incontro, intitolato Tra Menfi ed Ebla, svoltosi l’8 gennaio, M. G. Biga ha parlato dei rapporti tra l’Egitto e l’antica Siria alla luce degli scavi italiani in corso ad Ebla, l’attuale Tell Mardikh. Nel 1975 vi sono stati scoperti degli archivi reali contenenti oltre 17.000 tavolette d’argilla con iscrizioni cuneiformi risalenti al periodo tra il 2500 e il 2200 a.C. Da tali documenti è possibile emerge Ebla quale importante nodo commerciale oltre che come potenza internazionale nel mondo allora conosciuto. Sono testimoniati inoltre contatti con l’Egitto fin dalle epoche più antiche: in una delle sepolture eblaite infatti venne rinvenuta una mazza da guerra egizia recante il nome di Hetepibra, nono re della XIII dinastia egiziana che regnò per un breve periodo (1770-1760 a.C.), nonché frammenti di figurine in avorio di divinità egizie, quali Hathor, Sobek e Amon.

  • La seconda conferenza, Quando un tebano moriva, si terrà il 5 febbraio e relatrice sarà S. Malabaila che parlerà dei riti di sepoltura dell’Egitto nel Nuovo Regno, ovvero nel periodo compreso tra il 1550 e il 1070 a.C., epoca in cui i faraoni, i membri della corte e i funzionari si facevano inumare nella falesia sulla riva occidentale del Nilo, all’altezza dell’odierna città di Luxor. La concezione del regno dei morti degli antichi Egiziani è conosciuta soprattutto dalle tombe reali che si trovano nella Valle dei Re, una desolata valle dietro Deir el-Bahri. Le tombe private invece sono concentrate in parecchie aree della sponda occidentale tra cui Dra Abu el-Naga, Deir el-Bahri e Deir el-Medina. In totale sono state recensite ufficialmente dall’ente di tutela delle antichità egiziane, il Supreme Council of Antiquities, ben 414 tombe.
  • Il 5 marzo A. Bongioanni parlerà della stessa zona, ma da un altro punto di vista, in una conferenza dal titolo L’area templare di Karnak: sulla sponda orientale del fiume si trova un vasto agglomerato di templi, cappelle e altri edifici che occupano una superficie di circa 1,5 km per almeno 0, 8 km. Era il principale centro di culto della triade tebana (Amon, Mut e Khonsu) e ospitava anche numerose altre divinità. Il sito archeologico, delimitato da resti di muri in mattoni che recingevano le aree dei templi, comprendeva la cinta del tempio di Amon, quella che appartiene a Montu, il dio locale originario dell’area tebana, e la cinta di Mut, collegata a quella di Amon da un viale di sfingi con la testa di ariete.

    I resti più antichi del tempio di Amon risalgono a Sesostri I (1971-1926 a.C.), sovrano della XII dinastia, ma l’area fu rimaneggiata, ampliata e restaurata per secoli da vari faraoni fino all’età tolemaica (332 a.C.-30 a.C).

  • L’argomento della conferenza del 2 aprile, tenuta da M. Bommas, è Le Trasfigurazioni, intendendo con questo termine un fenomeno noto della religione egiziana antica, in particolare nel pensiero funerario che concepisce il defunto come “trasfigurato”, dopo aver superato il giudizio del dio Osiride, e trasformato in un akh, un essere risplendente e benefico per i vivi. Come spirito trasfigurato il morto poteva partecipare al ciclo solare ed unirsi agli dei. Questo risultato però non era affatto scontato perché la vita ultraterrena era piena di pericoli che potevano essere evitati ricorrendo alla magia.
  • L’ultimo incontro del ciclo è quello tenuto da R. Bozzoli e intitolato Faraoni libici, nubiani e asiatici. L’antico Egitto nel I millennio (1070-525 a.C.). Il titolo allude alla circostanza che nel I millennio a.C. l’Egitto fu governato da dinastie in cui l’elemento straniero era prevalente: il primo re della XXII dinastia, Sheshonq I, apparteneva a una famiglia libica di Bubasti (Tell Basta) che era emersa almeno una generazione prima di conquistare il trono. Ma tutto il periodo fu caratterizzato da una commistione di etnie diverse e dall’intensificarsi di scambi commerciali e culturali con i paesi limitrofi. Ripresero i contatti con Biblo, tradizionale sbocco commerciale dell’Egitto sulla costa fenicia e furono mantenuti per parecchie generazioni. L’ultima fase vide poi mezzo secolo di governo di faraoni di origine nubiana sul paese e l’invasione assira da parte di Assurbanipal tra il 663 e il 657 a.C.

    Sede delle conferenze:

    Centro Congressi dell’Unione industriale

    Via Fanti 17 – Torino

    Informazioni:

    ACME Associazione Amici Collaboratori del Museo Egizio di Torino

    c/o Museo Egizio

    Via Accademia delle Scienze 6

    Tel. 011-5617877/5617776 (mer h. 16.00-18.00; sab h. 10.00-12.00)

    Programma:

    Lunedì 8 gennaio ore 18.00

    M.G. Biga

    Tra Menfi ed Ebla

    Lunedì 5 febbraio ore 18.00

    S. Malabaila

    Quando un tebano moriva

    Lunedì 5 marzo ore 18.00

    A. Bongioanni

    L’area templare di Karnak

    Lunedì 2 aprile ore 18.00

    M. Bommas

    Le Trasfigurazioni

    Lunedì 7 maggio

    R. Bozzoli

    Faraoni libici, nubiani e asiatici. L’antico Egitto nel I millennio (1070-525 a.C.)

    di Marcella Trapani