Cinemambiente: trionfa l’Oriente

Ottobre 24, 2002 in Spettacoli da Redazione

Ha vinto l’Oriente. La quinta edizione del Festival Cinemambiente si è chiusa con il successo del lungometraggio “God’s children” (Kami no ko tachi) del giapponese Hiroshi Shinomiya, impeccabile documentario sulle condizioni di vita degli abitanti della discarica di Patayas, un sobborgo di Manila. Ma ha vinto anche “Freedom…!” dell’indiano Amar Kanwar. Menzioni speciali sono andate al lungometraggio indiano “War and Peace” di Anand Patwardhan e al cortometraggio iraniano “The migratory goose” di Siroos Hassan-Pour. I ragazzi del 2006 hanno invece guardato ad occidente: “Life and Debt” di Stephanie Black si è aggiudicata il premio per il miglior lungometraggio, “Il favoloso destino di Candy” di Maurizo Buttazzo quello per il miglior corto-mediometraggio, mentre una menzione è andata a “In between” di Nicole Hewitt.

Ma il momento clou dell’ultima serata è stato sicuramente la proiezione di “Dam/Age” di Aradhana Seth un video uscito quest’anno che ripercorre con semplicità e senza retorica la storia dell’impegno della scrittrice Arundhati Roy a favore degli abitanti della Narmada Valley. In questa zona dell’India si lavora dal 1970 a quello che è stato presentato come uno dei più grandi progetti idrici della storia. Mistificazione dei media: la sola diga di Bargi ha sommerso un’area di 300 kmq ed ha costretto all’evacuazione oltre 100.000 abitanti. Si calcola che, se venissero costruite le oltre 3200 dighe in progetto, oltre 50.000.000 di persone verrebbero strappate alla propria terra. E’ contro questa realtà che Arundhati Roy si batte. Spetta a lei raccontare «in che modo il potere decide di mettere in luce alcuni aspetti e di lasciare in ombra tanti altri».

Ecco nudi e crudi i passaggi più significativi del suo breve ma intensissimo intervento nella serata conclusiva di Cinemambiente:

«Il mondo ha bisogno di respirare – ha detto la scrittrice riferendosi alla legittimità dei movimenti di piazza -. Se noi non onoreremo la non violenza faremo il gioco del terrorismo»

«L’occidente prova orrore per la nostra povertà, ma deve sapere che la sua ricchezza provoca in noi il medesimo sentimento»

«E’ impensabile che il capo di un governo possieda sei televisioni»

«L’indiano povero è più libero di uno statunitense che vive in una prigione della mente»

«Mi occupo della Narmada Valley con l’approccio della scrittrice. C’è bisogno che la gente capisca cosa accade, ma, purtroppo, non c’è alcun collegamento fra un mondo e l’altro. Quando Bush dice che chi non sta dalla parte dell’America è un terrorista dice una sciocchezza, ma trova gente disposta a credergli»

«Quando gli Stati Uniti usano il dolore della gente dovuto all’attacco alle Torri Gemelle per collegarlo all’Iraq commercializzano il dolore. Fra le due cose non vi è alcun nesso. Si usa il dolore per causare dolore dall’altra parte del mondo»

«Nella Valle del Narmada ogni singola istituzione democratica ha chiuso la porta in faccia alla popolazione»

«La globalizzazione aumenta la distanza fra chi prende le decisioni e chi ne è oggetto»

di Davide Mazzocco