Chimera

Marzo 17, 2003 in Spettacoli da Roberto Canavesi

34082(3)

Dopo il debutto eporediese dello scorso fine settimana, arriva al Gobetti di Torino “Chimera”, l’ultima fatica di Lucilla Giagnoni tratta dall’omonimo romanzo di Sebastiano Vassalli vincitore di premi come Strega e Campiello: protagonista dello struggente monologo è Antonia, una neonata che ignote mani abbandonarono, la notte tra il 16 ed il 17 gennaio 1590, all’ingresso della Casa di Carità di San Michele fuori le mura a Novara. Un destino segnato quella della povera orfanella, ancor più reso tragico dal fatto di essere scura di pelle, occhi e capelli, tutte connotazioni somatiche che renderanno quasi inevitabile la sua “trasformazione” per la communis opinio nella veste della strega di Zardino, un villaggio sulle rive del fiume Sesia teatro di una tragica esistenza che registrerà all’età di vent’anni il processo e la condanna a cura del Tribunale dell’Inquisizione.

Corollario alla dolorosa vicenda di Antonia la presenza di numerosi altri personaggi dalla spiccata valenza simbolica, il vescovo Bascapè, il boia Bernardo Sasso, una ridda di bambini abbandonati e lasciati al proprio destino nelle case di carità, l’universo dei rissaioli piegati ad un regime di schiavitù. Il tutto sullo sfondo di un preciso contesto sociale ed ambientale, il clima della Controriforma e dell’Inquisizione su cui sembra voler “metaforicamente” vigilare l’immensa e granitica mole di ghiaccio del Monte Rosa.

Per l’attrice fiorentina di nascita, ma ormai piemontese di adozione, una nuova tappa nel suo personale itinerario di ricerca e studio delle trasformazioni socio-culturali che hanno interessato, nel corso dei secoli, la cosiddetta “terra di risaia” patria di un innumerevole e sconfinato bagaglio di tradizioni a carattere popolare.

Chimera

Teatro Gobett

da martedì 18 a sabato 22 marzo

Ingresso: 19 euro

Informazioni: 011.517.62.46.

da La Chimera di Sebastiano Vassalli: progetto drammaturgico ed interpretazione di Lucilla Giagnoni, scene e luci di Lucio Diana, musiche di Paolo Pizzimenti, regia di Paola Rota.

di Roberto Canavesi