Cani di bancata alle Fonderie Limone

Febbraio 8, 2007 in Spettacoli da Roberto Canavesi

Cani di bancataTORINO – Uno spettacolo di forte denuncia civile è il “Cani di bancata” che Emma Dante porta in scena in questi giorni alle Fonderie Teatrali Limone di Moncalieri: il modello consolidato di una mafia dalla struttura piramidale, al cui vertice campeggia una dominante figura maschile, viene sostituito da un microcosmo famigliare dove a dettare ritmi e tempi è una madre-matrigna, creatura infernale dalla bocca putrida e sanguinolenta, al centro di un sistema che attrae e fagocita politici, religiosi e industriali.

Un punto d’osservazione al femminile della mafia su cui Emma Dante costruisce settantacinque minuti filati di un teatrino degli orrori dove la straordinaria bravura degli interpreti, a partire da un’applauditissima Manuela Lo Sicco, è pari alla grande energia profusa in uno spazio scenico segnato da simboli e pronto a diventare sala da convivio o aula per un sommario processo tra “picciotti”. Un teatro robusto dove l’azione fisica raggiunge grande intensità, sferzata da parole pesanti che mettono lo spettatore di fronte alla propria coscienza civile in un crescendo di sensazioni emotive tra di loro contrastanti: “Cani di bancata” non è però solo l’inquietante e colorito ritratto di un universo parallelo, quanto anche una finestra su di un’Italia geograficamente stravolta dove alle parole dette o scritte si sostituisce un registro di segni e ammiccamenti che valgono quanto un intero discorso. Un alfabeto clandestino che diventa lingua ufficiale della “mala”, codice di comunicazione per nascondere alleanze e vendette, ritorsioni e tradimenti, all’interno di un rito collettivo che tanto ricorda le feste popolari.

Convinti festosi gli applausi finali del pubblico.

“Cani di bancata”, uno spettacolo scritto e diretto da Emma Dante per Crt-Centro di Ricerca per il Teatro con Palermo Teatro Festival.

Moncalieri, Fonderie Teatrali Limone, fino a domenica 11 febbraio: feriali 0re 20.45, festivi ore 15.30.

di Roberto Canavesi