Bollani Rava un inseguimento di note

Gennaio 28, 2008 in Spettacoli da Cinzia Modena

Torino, 21 gennaio. Si è tenuto al Teatro Regio della città della Mole un concerto molto atteso, che in poche settimane ha registrato il tutto esaurito. Un evento Jazz: Enrico Rava e Stefano Bollani insieme per “The Third Man”, il terzo uomo. L’occasione è la presentazione dell’album che dà il titolo alla tournée, ma ad ascoltarli si capisce che è questo il momento in cui loro si divertono di più, improvvisando.

Rava Bollani The third man

Rava, il saggio dal capello bianco e dall’atteggiamento pacato, Bollani il giovane istrione eclettico che si lascia prendere la mano dal fervore musicale. Suonano, ma il lro conceerto è molto di più che una performance musicale di alto livello. La musica è disciplina, vale anche nel jazz. A volte. Quando una coppia è ben assortita, come in questo caso, due caratteri diversi e una buona intesa porta a toccare con mano quella riga che non si raggiunge mai ma si vede sempre: l’orizzonte (o l’infinito) dando l’impressione di aver superato limiti e barriere. Le loro note scivolano nell’aria del teatro, si infilano tra le poltrone e si incastrano nella testa e nell’animo delle persone. Fluiscono. Dinamiche e voluttuose. Evoluzioni musicali tanto libere da sembrare magiche creazioni: creatività pura tra ottoni e corde pizzicate in perfetta sintonia. Quando il concerto finisce si ha la sensazione che sia durato troppo poco…

Tra i vari brani, proprie comoposizioni e non, il duo propone una meravigliosa “Retrato Em Branco Y Preto”, già stupendo pezzo scritto da Jobim, ma la loro interpretazione è calda, sentita ed avvolgente. I due artisti duettano in modo struggente e dalle note del pianoforte sembrano sentire l’eco delle parole che accompagna il brano. I suoni sembrano riecheggiare ancora, come quelli di Estate, brano italiano intramontabile, che ha richiamato alla memoria ricordi lontani…

Rava e Bollani si esibiscono in una perfetta performance in cui nessuno ha un particolare ruolo da protagonista: uno non può fare a meno dell’altro. Come succede in una riuscita convivenza, il singolo ha i suoi spazi ma senza penalizzare il compagno, che può esprimersi secondo la sua natura. Ascoltando il concerto non si presta attenzione a quanta scena abbia preso il pianoforte sulla la tromba o al modo in cui i due strumenti dialoghino: si inseriscono l’uno nella creazione dell’altro. Sulla scena domina un’armonia d’espressione totale di un jazz “latino”, che fa tesoro della scuola americana e la arricchisce con il sentimento gioioso o passionale, melanconico se non inquieto, che l’anima mediterranea ha nel suo DNA.

Rava e Bollani catturano lo spettatore sin dalla prima nota e non lo lasciano più allontanare. Lo spettacolo si caratterizza da due tempi, il primo dominato da un giovane Bollani esuberante e sensazionale, capace di tirare fuori dal pianoforte ritmi e suoni vivaci, brillanti, ricchi di espressione e imprevedibili; da un Rava al massimo della forma che con la sua tromba dipinge moderne tele immaginarie ricche di colore. Alla ripresa dello spettacolo, il concerto è più tipicamente Jazz, intimista e raffinatamente soft senza perdere il calore dell’esibizione del primo tempo. La selezione dei brani, apparentemente casuale, guida lo spettatore in un viaggio di emozioni e di sentimenti.

Qual è o chi è il terzo uomo? Banalmente, è il titolo dell’album, nonché brano dello stesso. Potrebbe, però, essere quella creatura che si esibisce dal palco e cattura l’attenzione di un sorpreso ed entusiasta pubblico. Forse il terzo uomo è l’anima di una coppia che ha deliziato sia per l’allegria che per l’interpretazione anche recitativa nonché canora offerta. si è visto un Rava suonare il pianoforte di supproto a un Bollani che cantava. Si è ascoltato un motivetto canticchiato da Rava ma tante altre sarebbero le scene da raccontare: come dimenticare i giochi e simpatiche mimiche che si sono alternate od accompagnate al concerto per tutta la sua durata?

Ricordate Tom e Jerry? Bene, Bollani è stato per tutto il primo tempo il topo che sfugge al gatto un po’ sfigato ma attento. Inseguimenti sullo note dello spartito creato da Rava hanno rivelato un Bollani capace di trovare mille espedienti per fuggire alla regola del saggio: è così che il pianoforte è stato pizzicato come un contrabbasso e suonato come una percussione. Succede anche che nella foga la tastiera sia improvvisamente troppo corta, o che la mano non riesca più ad arrestare la corsa anche ad inseguimento finito.

di Cinzia Modena