Assumiamo meno sale

Febbraio 4, 2009 in Medley da Stefania Martini

melanzanaWASH – World Action on Salt and Health ha decretato la settimana in corso Settimana Mondiale per la Riduzione del Consumo di Sale, con il fine di sensibilizzare e promuovere la riduzione dell’assunzione di sale da cucina in 27 paesi.

In Italia il consumo medio di sale pro-capite è stimato pari a circa 10-15 grammi giornalieri. Questo apporto è da 2 a 3 volte superiore a quanto suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che lo fissa a 5-6 grammi al giorno per una persona adulta. Questo perché spesso l’assunzione di sale avviene in maniera indiretta, tramite il fenomeno dell’hidden salt, il sale nascosto negli alimenti.

Le fonti principali di sale sono:

– Naturalmente presente negli alimenti: Circa 15%;

– Aggiunto durante i processi di conservazione o produzione industriale: Circa 50%;

– Aggiunto durante la preparazione domestica o a tavola: Circa 35%.

Diversi alimenti, naturalmente poveri in sale, subiscono un trattamento tecnologico di trasformazione o conservazione che li rende molto salati: questo spiega come sia indispensabile il contributo dell’industria alimentare per pervenire ad un consumo di sale accettabile e compatibile con la salute. I nomi di alcuni sostanze indicano la presenza del sale aggiunto: sodio (o Na), cloruro di sodio, fosfato monosodico, glutammato di sodio, benzoato di sodio, citrato di sodio.

Per una corretta alimentazione, che apporti il giusto contributo di sale all’organismo, è importante controllare le etichette degli alimenti. La maggior parte di esse, infatti, indica solo la quantità di sodio che l’alimento contiene per 100 grammi o per porzione.

Se si vuole conoscere il contenuto di sale (cloruro di sodio) questo va moltiplicato per 2.5 per ottenere il valore corretto.

– ALTO CONTENUTO DI SODIO: superiore a 0.4 g/100g, che implica una quantità superiore a 1.0 g di sale;

– MEDIO CONTENUTO SODIO: da 0.1 a 0.4 g/100g, che implica una quantità pari a 0.25 – 1.0 g di sale;

– BASSO CONTENUTO SODIO: inferiore a 0.1 g/100g, che implica una quantità inferiore a 0.25 g di sale.

Alimenti poveri di sale, da consumarsi giornalmente sono, per esempio: uova, carni fresche, pesce fresco, frutta e verdura fresca, legumi, pasta, riso, latte, yogurt, ricotta, mozzarella, olio.

La riduzione progressiva del consumo di sale ha un effetto positivo sulla salute, in particolare:

– Abbassa la pressione arteriosa, diminuendo i rischi legati all’ipertensione;

– Migliora la funzionalità del cuore, dei vasi sanguigni e dei reni;

– Aumenta la resistenza delle ossa, prevenendo l’osteoporosi.

A questa iniziativa aderisce anche la Sinu (Società Italiana di Nutrizione Umana), che promuove al tempo stesso il consumo di sale iodato per la protezione dal gozzo e da altre disfunzioni tiroidee.

La Sinu, inoltre, mette a disposizione un opuscolo di consigli dal titolo “Meno Sale e più Salute Fuori Casa” , consultabile e scaricabile dal sito www.sinu.it , preparato e pensato per le aziende di ristorazione che hanno aderito all’appello della Società. L’obiettivo è ridurre gradualmente e progressivamente il consumo di sodio ai pasti, migliorare la sensibilità gustativa ed apprezzare, senza rinunciare al gusto ed al piacere delle buona tavola, cibi poco salati.

di Stefania Martini