Annoiati al semaforo

Agosto 10, 2001 in il Traspiratore da Meno Pelnaso

Cari amici, quante volte, seduti al volante della vostra automobile, vi è capitato di osservare gli occupanti delle altre auto? A me capita spesso. Quando sono fermo ai semafori, mi estraneo dalla categoria e mi metto ad osservare che cosa capita negli altri abitacoli. Devo dire che alle volte provo un certo senso d’invidia. Già, perché mentre io ogni tanto m’annoio, fermo ad aspettare un verde che non arriva mai, c’è chi invece ha sempre un sacco di cose da fare.

Tra i più tradizionali ci sono gli abili speleologi, che riescono, con evoluzioni consentite solo a coloro che hanno delle giunture delle falangi particolarmente elastiche, a scoprire tesori nascosti, preziose stalagmiti, incredibili stalattiti e non raramente anche oggetti di varie dimensioni, nei recessi più bui e polverosi delle proprie narici. Chiaramente sono attività che necessitano anni e anni di esercizio e di nasi capaci di ospitare diversi metri cubi di materiale, in caso contrario c’è ovviamente il rischio di divertirsi per un paio di semafori e poi crollare nuovamente nell’oblio. Chi soffre di deviazione del setto nasale ha, purtroppo, il divertimento dimezzato.

C’è però chi non si arrende e, terminate le esplorazioni nasali, riprende, rinnovato l’entusiasmo, con quelle dei padiglioni auricolari. Finite le esplorazioni si può iniziare con le potature. Eseguite con i denti, per gli amanti della vita selvaggia a contatto con la natura, o con le attrezzature più moderne, forbici, cesoie e seghe circolari, per i più snob o gli amanti dei gadget all’ultima moda, le unghie e le pelli che ricoprono le dita possono offrire un lungo periodo di svago. Non dimentichiamo che d’estate, con i sandali aperti, il divertimento raddoppia!

I narcisisti hanno da sempre dimostrato che gli specchietti retrovisori, ormai da tempo fuori moda per la verifica del traffico circostante, possono essere riciclati, grazie anche all’ausilio della plafoniera, per l’analisi ed il ritocco del trucco, per misurare ed asportare i peli del naso, delle orecchie e dei cespugli che, scendendo dalle sopracciglia, rischierebbero di coprire la visuale, non tanto pericoloso per la guida quanto grave impedimento per rimirarsi allo specchio. Ma servono anche per scoprire punti neri, notoriamente studiati e teorizzati anche dal grande Einstein, e brufoli giganti da rimuovere seduta stante, nonché per rimirare la propria dentatura ed asportare tutto ciò che, inesorabilmente per qualsiasi onnivoro che si rispetti, s’impiglia nelle fenditure tra un dente e l’altro. A questo scopo, come riportato nel libretto di manutenzione dell’auto, si consiglia di avere sempre a portata di mano alcuni metri di filo interdentale.

Non dimentichiamo lo scopo più classico dello specchietto retrovisore, per il quale purtroppo molti calvi hanno rischiato di non superare l’esame di guida, ovvero per ripristinare la pettinatura e prendere l’improrogabile decisione di correre dal parrucchiere, tagliando repentinamente la strada a chi segue, per rifare colpi sole e permanente.

Devo rilevare, inoltrare, che sembra non esserci momento più opportuno dell’attesa al semaforo per rassettarsi le parti intime. Infatti tutti i guidatori sanno benissimo che le vibrazioni e le oscillazioni delle auto scompongono e scompigliano i genitali, sia maschili che femminili. Così, studenti, impiegati, operai, liberi professionisti, casalinghe, donne in carriera, conducenti di auto di piccola e grossa cilindrata, ma anche ciclisti e centauri, finalmente fermi dopo aver a lungo sofferto durante il tragitto, ne approfittano per ravanare, sfruculiare, grattare, tirare, spostare, deviare, comprimere e rimestare nei reggiseni, tradizionali, tecnologici, sexy, oleopneumatici, contenitivi o olografici che siano, e nelle mutande, anche se queste ultime sembrano essere sempre più virtuali, viste le dimensioni, e meno utilizzate, in quanto, stando alle notizie televisive, se ne è anche dimenticato da tempo il motivo della loro invenzione. Con l’espressione dapprima sofferente e un tantino incerta, i guidatori vanno affannosamente alla ricerca delle proprie pudenda. L’espressione si rasserena leggermente quando finalmente l’obiettivo della propria ricerca viene raggiunto e si trasforma in accigliata operosità durante il ripristino della circolazione e il riposizionamento delle attrezzature. A volte l’espressione è di malcelata sorpresa, probabilmente quando qualcuno trova qualche cosa che non si aspettava nei luoghi dove fino a quel momento avrebbe scommesso esserci altro, ma si sa al giorno d’oggi…

La categoria degli intellettuali può, finalmente in santa pace, dedicarsi alle amate letture, gazzette sportive, fumetti, rotocalchi rosa e riviste porno, da scambiarsi attraverso il finestrino con gli altri guidatori, se al semaforo si ha la fortuna di affiancarsi a coloro che hanno gli stessi gusti e naturalmente, i numeri che ancora mancano alla raccolta!

Per evitare di sentirsi estranei alla categoria dei guidatori solitari, anche coloro che viaggiano con un passeggero evitano accuratamente di parlarsi e, piuttosto, alzano il volume della propria radio a livelli tali da riuscire a disturbare le emissioni, sull’intero spettro delle frequenze conosciute, delle esplosioni intergalattiche, garantendo così l’impossibilità di comunicare all’interno del proprio abitacolo e nel raggio di qualche chilometro attorno al proprio veicolo. Viene però naturale dondolare il collo come tacchini e ballonzolare, nello spazio consentito dalle dimensioni dell’auto, al ritmo della musica, svolgendo così anche le prove di resistenza delle sospensioni, se i buchi e le voragini aperte nelle vie cittadine non dovessero bastare.

Sempre per non cadere nel tranello della comunicazione col passeggero, devo rilevare che sono in forte calo anche i litigi all’interno delle automobili, a tutto vantaggio degli alterchi con i conducenti degli altri veicoli. Le motivazioni non sono strettamente significative né necessarie, anzi normalmente futili. Credo che lo scopo non sia quello di litigare ma, soprattutto per coloro che non hanno gli hobbies sopracitati e si stanno annoiando, quello di instaurare un embrione di rapporto interpersonale e spezzare così la monotonia dell’attesa al semaforo. Non si immagina neppure quanti rapporti sono nati in questo modo e, quindi, quanti indirizzi la gente si scambia agli incroci sui fogli dei moduli delle “constatazioni amichevoli”. Il nome stesso ribadisce che le persone non desiderano altro che fare nuove amicizie.

Non è raro, si legge sulle cronache, che nella foga dell’abbraccio fraterno, magari eccitato dalla lunga attesa, qualcuno rimanga leggermente ferito a morte con coltelli, punteruoli e cacciaviti. Dimostrazione chiara e lampante, per i nostri più famosi psicologi, dell’affannosa ricerca di dialogo e di contatto fisico dell’automobilista moderno.

Una delle recenti novità in soccorso dell’autista annoiato è il cellulare. Dapprima come status symbol, poi ausilio indispensabile del conducente impegnato, è oggi l’attrezzo più utilizzato al posto del volante: d’altro canto se si gesticola durante un appassionato discorso come si fa a tenere anche il volante?! Chi lo usa per lavoro, chi per dialogare con l’amata, chi per assicurarsi che al proprio arrivo sia garantito un fumante piatto di pasta al sugo, chi per giocare, chi per scrivere e leggere i brevi messaggi di testo, la cui lunghezza media sembra essere di poco inferiore all’Inferno della Divina Commedia… Oggi l’autista medio raramente riesce a farne a meno, sia da fermo al semaforo che alla guida in autostrada. Si parla col viva voce, facendo la figura dei mentecatti che parlano da soli, o si fa finta di essere impegnati in un’animata discussione appoggiando il telefonino spento, per paura che provochi il cancro all’orecchio: cosa non si farebbe per apparire…!

Non vorrei dimenticare quanti si appisolano ai semafori provocando lunghe code e generando naturale e strombazzante indignazione tra coloro che seguono freschi come rose, avendo già potuto dormire indisturbati in ufficio dur
ante l’orario di lavoro.

Tra tutti questi conducenti impegnati, attivi, affrettati, tonici, frenetici, talvolta nevrotici e sconvolti, dovrei sentirmi uno degli ultimi veri e tradizionali annoiati al semaforo. A dire il vero, però, non mi annoio più, almeno da quando ho scoperto che osservare gli altri nei propri abitacoli è un po’ come andare al cinema…

di M. Pelnaso