2 febbraio 2003

Aprile 3, 2003 in Racconti da Redazione

28956(1)

– Alla fine lo ha fatto

– E ti stupisci? Era solo questione di giorni, vagava nell’aria da tempo.

Solo due giorni sono trascorsi da quella data, che di certo passerà alla storia come il giorno in cui ebbe inizio la guerra più breve e inutile di tutti i tempi, ma nessuno sembra dare ancora molta importanza alle cronache di guerra. Eppure non passa giorno in cui si parli d’altro che di profughi, piccoli feriti con gambe amputate, bombe dimenticate che esplodono al passaggio dei civili, gente senza più casa né auto né cibo né vestiti né un belino.

Come una moda che alla lunga annoia e si dimentica, così la guerra di quel pazzo di Rush aveva riempito le televisioni di tutto il mondo con i suoi fuochi d’artificio nelle notti orientali; un gran bel vedere durato però solo il tempo di far scendere l’audience al di sotto dei limiti stabiliti dai finanziatori, e via con un altro show.

– Quel che non capisco è perché non si parli degli altri, quelli che come la Brancia o la Bermania avevano contestato con tanta fermezza le volontà stabunintesi

– Perché hanno stufato: alla fine parla parla ma…

Ed in effetti le prime pagine dei quotidiani avevano preso a spogliarsi delle foto di carri armati e caccia, bambini straccioni e fosse comuni, tornando a colorarsi con i goal dei più grandi fenomeni del momento, ricordando quanto fosse ingente l’ultimo ingaggio di Bonaldo; giusto per informazione.

La guerra era durata 39 ore di bombe a tonnellate, errori fatti da bombe educate per comportarsi in maniera intelligente, ma a volte disobbediscono e fanno un po’ come gli pare, e allora giù ospedali, ops! via qualche condominio, raso al suolo un po’ d’ambasciate. Un bello spettacolo pirotecnico era la creazione degli amici piloti, coadiuvati dagli amici di terra, tutti insieme a far foggia degli ultimi acquisti amebicani: il missile che ci vede anche al buio, quelle che quando esplode rutta piccoli siluri che a loro volta ne partoriscono altri e così via in un walzer di matrioske, la bomba che prima di saltare in aria ti fa una pernacchia, ride e ti dice “dead” con la voce di Stalio, il siluro che mira proprio lì dove non batte il sole e ti si mette nel…

– E poi mi fa strano che non escano reportage, interviste ai protagonisti: dei veri fenomeni per giunta, un vero peccato.

– Ma dai, ormai le giornate si allungano, viene la bella stagione: chi ha più voglia di stare davanti alla televisione?! Al massimo qualche rivista leggera: ho voglia di pettegolezzi adesso, sfilate di moda, ma andranno ancora di moda gli infradito…speriamo, con quel che li ho pagati l’anno scorso.

Dopo altri giorni il ponte di Brooblin viene investito da una gigantesca onda anomala, creata dall’affondamento di 27 transatlantici ormeggiati poco al largo della grande pera: i terroristi si erano organizzati rapidamente e la risposta aveva causato 2000 civili in meno. Questo lo so perché l’ho letto su di un trafiletto di un giornale americano che m’arriva per posta; bumaker ha ripreso a correre e il caballino promette bene anche quest’anno.

– Hai visto che bravo quel Rush? Ha fondato un’associazione benefica a favore di quei poveri disgraziati orientali, distrutti da quella guerra là, chi è che l’aveva fatta già? Azz, non mi vuol tornare in mente

– Ma non erano battaglie interne? Là succede sempre così: si menano tra loro per il petrolio, va avanti da anni, è sempre così.

I manifesti con Rush sorridente a braccetto con Rerlusconi riempiono le strade di ogni città, le vie di tutti i paesi, i sentieri di ogni montagna; pure nei fondali marini sono riusciti a metterli, tant’è che più di un sommozzatore è stato ricoverato in ospedale e salvato per un pelo: svenivano all’apparire dei due faccioni e si dimenticavano di respirare. Le ultime foto del satellite riprendono la terra mostrandola sotto un nuovo aspetto: quello della pelata di Rerlusconi, forgiata da un collage di manifesti inneggianti alla grande vittoria; a cosa si riferiscano quei due però, nessuno lo ha ancora capito.

di Gianluca Ventura